Luna, vino e caramelle...
Can Gavinu, “la casa di Gavinu”, oggi di Dany e Alessandro, che la mantengono accogliente e suggestiva da diversi anni. È quella finca color sabbia che si vede sul ciglio della strada, andando verso Sant Francesc, venendo da San Ferran. Varcata la soglia, la sensazione è proprio quella di andare a cena a casa di amici. Ecco perché tra i clienti ci sono tanti habituè.
Mi accomodo in uno dei tavoli all’aperto e noto che una delle cose che più apprezzo di questo ristorante è l’illuminazione, bassa al punto giusto, calda e rilassante. Inizio la cena con un antipasto che conoscevo e che non stanca mai di sorprendermi: Bocconcini caldi di formaggio di capra con sesamo e miele, accompagnati da un’Insalata di polipo con verdure croccanti, un mix di freschezza (basilico profumatissimo), mare (polipo, cotto molto bene) e fantasia (c’è anche un po’ di pesto) e da Sardine in saor con verdure grigliate.
Arrivano anche Ale e Dany a chiedermi se tutto procede bene e ne approfitto per ordinare i Triangoli di brie, fragole con salsa agrodolce che leggo nel menu e che non posso non assaggiare.
La sana follia di questo piatto mi ricorda che in cucina c’è Chef Angelo. Lo saluto da lontano e ricambia con un grande sorriso, mentre continua a seguire la cucina. Da quando ho letto “Kitchen Confidential” di Antony Bourdain, guardo in modo diverso le cucine dei ristoranti. Lì dentro c’è tutto un mondo, che funziona con leggi, linguaggi e tempi prcaropri. Sono sicura che anche Angelo sia un fan di Antony, tutti e due hanno una bella grinta. La sua anima da “toscanaccio” viene sempre fuori, e in ventuno anni di professione, la sua esperienza si è arricchita con nuove ricercatezze, con una profonda conoscenza delle materie prime e con un tocco speciale, che - secondo me - ha raggiunto il suo apice in uno dei piatti che chi passa per questo locale non potrà facilmente dimenticare: Caramelle di branzino pomodori secchi e pesto di pistacchio. Effettivamente, è davvero una grande invenzione. Qui lo chef ha saputo esprimere la sua esperienza attraverso la voglia di continuare a scoprire nuovi orizzonti gastronomici. Riuscendoci!
Intanto, sopra la mia testa qualcuno ha apparecchiato una luna piena, i grilli hanno iniziato le loro serenate e l’atmosfera del Can Gavinu avvolge il mio vino bianco fresco, che sorseggio sentendomi rigenerata dal fresco serale, che non manca mai. Prendo la carta dei vini, che propone soprattutto vini spagnoli e vorrei portarmela a casa, per studiarla. Infatti, tutte le bottiglie sono divise in zone, dalla Navarra alla Rioja e la scelta è davvero ampia.
Al volo, riesco a rubare 2 minuti allo chef e gli chiedo cosa ordinerebbe lui se capitasse a cena al Can Gavinu: “La tagliata di entrecote alla Roberspierre con patate al forno”, mi risponde. E visto che io non mangio carne, gli chiedo anche un piatto di pesce: “Tonno scottato!” E fugge in cucina, dopo una foto con il resto della “casa”.
Sono quasi alla fine e la cosa che mi ha colpito di più è che tutti i piatti sono stati preparati al momento, non c’è nulla di pronto. Apprezzo molto anche l’attenzione ai profumi di Formentera, che ritrovo in alcune proposte (come nella Porchetta allo spiedo al profumo di finocchietto selvatico).
A questo punto, faccio un giro all’interno, dove trovo un camino antico posto in uno degli ambienti interni. Ricordo di aver mangiato qui delle panelle calde una volta a marzo, con fuori un tempo da lupi, perché il Can Gavinu è comunque un punto di riferimento quasi tutto l’anno (chiude solo da novembre a gennaio): per la sua creatività, per la sua accoglienza e per la sua unicità.
E ora è arrivato il dolce. Buonanotte!